lunedì 25 gennaio 2016

QUEEN "Sheer Heart Attack" (1974)






1. "Brighton Rock"
2. "Killer Queen"
3. "Tenement Funster"
4. "Flick of the Wrist"
5. "Lily of the Valley"
6. "Now I'm Here"
7. "In the Lap of the Gods"
8. "Stone Cold Crazy"
9. "Dear Friends"
10. "Misfire"
11. "Bring Back That Leroy Brown"
12. "She Makes Me (Stormtrooper in Stilettos)"
13. "In the Lap of the Gods... Revisited"

Parlare dei Queen è un azzardo,sempre.

Le operazioni di commercializzazione spasmodica che in seguito alla morte di Freddy Mercury si sono susseguite ad opera soprattutto di Brian May e Roger Taylor me li hanno fatti anche un po' stare sui coglioni per un periodo.

Ma sarei veramente una carogna se non ammettessi che hanno influenzato la mia vita non poco,soprattutto quando riuscii ad ascoltare i primi lavori della band.

Il primo album che ebbi in mio possesso fu "A Kind Of Magic",che non mi stupì molto se non in pezzi come "Gimme The Prize" o la superconosciuta "Princes Of The Universe".
Poi fu la volta di "The Miracle",che apprezzai non poco,a partire da "Khassoggi's Ship" a "Was It All Worth It"...poi il live a Wembley,e "Greatest Hits I",dove mi colpì in modo quasi ossessivo "Killer Queen".
Ok,sì va bene,c'era anche "Bohemian Rhapsody"...ma niente mi entrò in testa come "Killer Queen";quando poi scoprii che il testo parlava di una prostituta dell'alta società,capii ancora di più l'aria scherzosa ed altezzosa della canzone.

In quella canzone (così come in molte del Greatest Hits) ascoltai quello che non avevo mai sentito da un gruppo come i Queen...l'abitudine che avevo acquisito dal loro periodo '80/'90 non aveva reso giustizia al gruppo...ed in effetti apprezzai in seguito molto di più le canzoni del periodo '70/'80 che non le successive.

Quello che mi folgorò fu il piglio quasi barocco e pomposo associato a melodia e riff granitici e duri,
e quando ebbi in mio possesso "Sheer Heart Attack" ebbi conferma di ciò che avevo intuito : questo gruppo faceva quello che voleva e lo faceva con una classe ed una 'pulizia' mai sentite prima.

Ma l'aspetto che mi affascinò di più di questa band,fu l'assoluta tendenza a 'rappresentare' le canzoni,riuscire a raccontare storie come in uno spettacolo teatrale pieno di luci,melodia e 'profondità'.
Una personalità come Freddy Mercury è entrata di diritto nel mio immaginario musicale,e lo ha fatto mantenendo sempre un alone di mistero...chi era Mercury?
Un teatrante o una maschera volutamente scherzosa e provocatoria?
Indifferente alle malelingue,sfrenato e sempre sulla passerella oppure un grande attore che la dava a bere a tutti?

...forse entrambe le cose...mi ricordo di un'intervista,nella quale Mercury apostrofò sè stesso,ridendo come una scolaretta,dicendo : "Sono una puttana musicale amico!Non ci posso fare niente!"

...e non riuscii a capire se lo sguardo sorridente celava una maschera di solitudine e tristezza (quasi un escamotage per farsi vedere inattaccabile alle critiche) o era esattamente così che si presentava...un bizzarro menestrello che oscillava tra tute in lurex e look macho con i baffetti,da uno stile totalmente glam ad un tocco hard and heavy che lo trasformava in un frontman duro e senza macchia...le sue ineccepibili (ed inimitabili) doti vocali unite al suo trasformismo,in grado di resistere alle mode ed al tempo,lo rendevano un'ideale trait de union tra David Bowie e gli artisti tipicamente rock degli anni '70...non aveva il fascino animalesco di un Robert Plant,nè l'incazzatura di un Roger Daltrey,eppure il suo magnetismo ed il suo eclettismo lo rendevano l'ideale connubio tra mondi diversi e distanti...nella sua voce risplendeva l'eco dell'opera teatrale ed il rombo granitico del rock.

Entrare nell'universo di "Sheer Heart Attack" è un viaggio attraverso composizioni sia eccentriche (quando la firma è soprattutto di Mercury,dove si sconfina spesso nel classico e nel barocco) che da pugno in faccia (quando ad esempio la scrittura è di Brian May),con attimi di respiro ed incursioni in acustico.

E' decisamente un album rock (forse il più rock del primo periodo dei Queen),ma contaminato anche da notevoli accorgimenti in fase produttiva (overdubs di voci,echo e delay anche nelle tracce di chitarra...)

La cavalcata di "Brighton Rock" che apre il disco contiene una serie di riff che potrebbero da soli comporre altrettante canzoni,ma invece si dipana in 5 minuti di rock selvaggio,dove Mercury si divide in due distinte persone (ragazzo e ragazza) dando un'aria quasi operistica alla canzone che sfocia in un ritornello che più melodico non si può per poi spostarsi in un intermezzo metal,con tanto di interludio,per poi riprendere come era iniziato,senza risparmiare un finale che farebbe invidia a qualsiasi gruppo stoner.
Dopo la tempesta,arriva la già citata "Killer Queen".
Se prima il duetto Mercury/May si equivaleva in fatto di protagonismo,qui a fare la parte del leone è Freddy,che con la sua interpretazione spazza via qualsiasi dubbio su chi sia il leader della band...il suo gusto per il barocco (soprattutto nell'accompagnamento) è (volutamente) sopra le righe,ma non distoglie l'attenzione dal pezzo,che con il suo sfumare in finale dà spazio a "Tenement Funster",scritta e cantata dal batterista Roger Taylor.

Qui i Queen mostrano,oltre che un talento compositivo individuale non da tutti (forse solo gli Zeppelin sapevano fare altrettanto),la passione per il 'tentato medley'..."Tenement Funster",con il suo incedere da ballad acustica che diventa una hard rock ballad,si collega a "Flick Of The Wrist",altra composizione di Mercury,un pezzo che alterna oscurità e quasi solennità a rock,pop,opera,classico e riff che potrebbero piacere ai Sabbathiani;a sua volta il pezzo si collega a "Lily Of The Valley",dove il pianoforte di Mercury e la coralità dell'accompagnamento vocale tornano a posare la quiete laddove "Flick Of The Wrist" aveva scavato un segno a suon di rock.

In un certo senso questa triade è quasi intesa come una mini operetta,che dalla ribellione (Tenement Funster) arriva all'oscurità e alla ripresa (Flick Of The Wrist) per poi trovare la pace (Lily Of The Valley).

Da questa ennesima quiete arriva "Now I'm Here",forse il pezzo più rock inteso come susseguirsi di riff,strofe e momenti melodici e duri (anche qui c'è la firma di May);c'è un certo 'american taste' in questo pezzo,supportato soprattutto da una sezione ritmica solida e compatta.

"In The Lap Of The Gods" è una ballad operistica come ce ne sono poche:voci angeliche e blues che si intersecano in una eterea canzone dal sapore mistico,il che abitua già al fatto che dopo potrebbe esserci l'ennesima botta.

Ed infatti arriva sulla faccia "Stone Cold Crazy",a mio parere la canzone più hevy metal della band,che deve forse molto ai Black Sabbath e che vanta un arrangiamento rock n' roll vecchio stampo adattato ad un sound pesante,veloce,inarrestabile.
Una canzone così non la senti spesso...veloce ed aggressiva,come essere in una macchina senza freni che procede a tutta velocità andando a sbattere lungo i lati di un vicolo troppo stretto...la chitarra che ha un suono metallico si sposa ad un basso quasi stoppato,è tutto un pezzo unico che si rompe qua e là grazie agli stop and go e si ricompone,respirando affannosamente mentre Mercury accompagnato solo dal drumming di Taylor si dimena in un boogie a tutta velocità,tenendo sempre alta la tensione fino al coretto all'unisono che spiazza completamente l'ascoltatore.

Altra botta,altra pausa.

"Dear Friends",che potrebbe fare il paio con "Love Of My Life" (sul successivo "A Night At The Opera"),passa veloce ed armoniosa,lasciando spazio a "Misfire",un breve quadretto pop e prima composizione del bassista John Deacon,che si cimenta anche nelle parti di chitarra,dimostrando (se mai ce n'era bisogno) di quanto eclettismo e risorse compositive disponessero i Queen.

"Bring Back That Leroy Brown" (che allude al cantautore Jim Croce),anticipa (assieme a "Dear Friends") l'altmosfera giocosa di pezzi come "Lazy On Sunday Afternoon" e soprattutto "Seaside Rendezvous" sul successivo "A Night At The Opera".
Il pezzo in sè è un assieme davvero eccentrico ma splendido di musica americana vecchio stile e molto 'western' (l'uso del banjo e dell'ukulele),che sembra quasi un saluto all'ascoltatore,un modo per dire "...piaciuto lo show?"...è come ritrovarsi in uno di quei teatrini di vaudeville dove ne vedi di tutte ed aspettarsi un finale esplosivo con strasse,lucine,paillettes e coriandoli mentre la squadra di attori esce a prendere gli applausi degli spettatori per poi scappare velocemente dietro il sipario che cala.

...ma dopo il sipario c'è ancora qualcosa.

Improvvisamente sul sipario cala uno schermo nero...
...ed ecco arrivare "She Makes Me (Stormtroopers in Stilettos)",una lenta canzone piena di echi e chitarre acustiche cantata da Brian May e scritta da lui e Deacon.
La canzone ha un senso di spazio e vuoto,dove le melodie si perdono e si confondono con sirene di polizia e rumori di chiusura di negozi e bar...la serata sta finendo,è ora di tornare a casa...improvvisamente il teatro è diventato un film,dove sui titoli di coda suona "In The Lap Of The Gods...Revisited",versione riveduta e corretta della precedente,con un incedere più epico ed 'english' dell'originale,e con un finale da coro all'unisono che sarà poi una pietra miliare melodica nella storica versione live di Wembley.

Quando ascoltai il disco per la prima volta,rimasi sconvolto da così tanti cambiamenti di atmosfera,e dall'incredibile magia di riuscire a dare al tutto un'omogenea e caratteristica nota distintiva,che è comunque un'insieme amalgamato e ben oliato.

In questo disco non sono solo la voce ed il piano di Mercury a dipingere il quadro del disco,c'è il suono metallico e granitico di May,il drumming di Taylor,la costanza e serrata ritmica di Deacon.

E' un lavoro corale pur essendo per molti episodi il solito duello Mercury/May,ed è anche un album dove il rock viene contaminato in maniera totale da influenze più disparate,un concetto che almeno fino agli anni '80 è stato sviscerato in molteplici forme dalla band.

Quest'album faceva il suo ingresso nella mia collezione quando da poco ascoltavo il rock degli anni '70...inizialmente,dati i miei precedenti ascolti,mi aspettavo quello che avevo trovato su "A Kind Of Magic" e "The Miracle"...e rimasi sorpreso felicemente quando notai che non c'erano prepotenze operistiche o synth in primo piano,drummings ovattati e dal sapore elettronico...vi trovai una band con un sacco di idee,fresca,giocosa e al tempo stesso seria e compatta..."Killer Queen" mi rimbalza ancora in testa,la canticchio tra me e me,e penso che a Freddy Mercury piacesse rivedersi in quel "dynamite with a laser beam" che tanto descriveva agli altri.








Nessun commento:

Posta un commento